ESG
BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ
ESG – BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ
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La Direttiva CSRD 2022/2464, emessa in seguito all’approvazione della proposta di direttiva presentata dalla Commissione europea il 21 aprile 2021 nell’ambito del Green Deal europeo e del piano d’azione sulla finanza sostenibile della Commissione, esce per soddisfare il bisogno dei mercati finanziari di accedere a informazioni in materia ambientale, sociale e di
governance affidabili, pertinenti e comparabili affinché il capitale privato sia indirizzato verso il finanziamento della transizione verde e sociale.
L’implementazione di veri e propri standard europei è in divenire e, al di là delle aziende che saranno obbligate alla redazione di report di sostenibilità (organizzazioni con oltre 500 dipendenti o oltre i 40 milioni di fatturato e alle aziende di qualsiasi dimensioni quotate sui mercati finanziari) , si verificherà una forte pressione su tutta la catena del valore, interessando quindi anche le PMI, per documentare un approccio ai 3 aspetti cardine della sostenibilità citati sopra.
La CSRD richiede un forte impegno per il management delle imprese cui viene richiesta una leadership decisa per informare e comunicare con le parti interessate in modo trasparente e chiaro per un confronto trasparente e concreto anche sui mezzi per la loro verifica.
Nella fase di transizione verso la sostenibilità e in previsione di futuri standard di riferimento universali, ogni impresa, in particolare le PMI che si potrebbero ritenere esentati, deve porre attenzione alla coerenza delle informazioni divulgate, mettendo al centro i rischi e basandosi concretamente sulle assunzioni legate alla sostenibilità (ambiente, sociale e governance) che spiegano l’impatto sulle voci di bilancio, con le comunicazioni rivolte agli stakeholder.
La sostenibilità riguarda tutti e quindi è prima di tutto un atto di responsabilità, per le imprese di ogni dimensione, prendere in considerazione i criteri ESG, riflettendo sugli impatti delle proprie attività produttive e di servizio su ambiente e società circostante.
Nessuno viene escluso a priori, ed è importante sottolineare che le grandi imprese che predispongono la rendicontazione nell’ambito della CSRD devono condividere diversi indicatori relativi alla loro catena del valore. Questo implica che le PMI fornitrici di un’impresa attenta alle tematiche ESG e soggetta a obbligo di rendicontazione potrebbe richiedere:
- informazioni riguardo azioni intraprese in relazione ai temi della sostenibilità, oppure
- imporre requisiti di sostenibilità, ad esempio attraverso obblighi contrattuali
Per le PMI il requisito è di comunicare e rendicontare informazioni e obbiettivi misurabili, coerenti e comparabili. L’art. 29 quarter del CSRD cita, con riferimento al contesto normativo per le PMI, come:
“Entro il 30 giugno 2024 la Commissione adotta, conformemente all’articolo 49, atti delegati che integrano la presente direttiva per introdurre principi di rendicontazione di sostenibilità proporzionati e pertinenti alle capacità e alle caratteristiche delle piccole e medie imprese e alla portata e alla complessità delle loro attività. Tali principi di rendicontazione di sostenibilità specificano per le piccole e medie imprese di cui all’articolo 2, punto 1), lettera a), le informazioni da comunicare a norma dell’articolo 19 bis, paragrafo 6.
I principi di rendicontazione di sostenibilità applicabili alle piccole e medie imprese tengono conto dei criteri di cui all’articolo 29 ter, paragrafi da 2 a 5. Specificano inoltre, nella misura possibile, la struttura da utilizzare per presentare tali informazioni.”
L’espressione ESG trova quindi realizzazione attraverso la definizione dei fattori e principi cardine sui quali la “Responsabilità sociale d’impresa” deve basarsi per contribuire alla transizione economica in atto. L’acronimo rappresenta infatti i 3 temi fondamentali:
- Ambientale
- Sociale
- Governance
I fattori ambientali includono temi quali: carbon footprint, efficienza energetica, utilizzo dell’acqua e gestione dei rifiuti. Poiché le preferenze di investitori e consumatori si stanno progressivamente allineando con le cogenze legislative, le organizzazioni che danno priorità alla propria sostenibilità ambientale rafforzano il loro vantaggio competitivo nel breve, medio e lungo termine. La gestione preventiva di aspetti legati al rischio di continuità è perciò un importante punti di partenza.
I fattori sociali si riferiscono alle modalità con cui l’organizzazione si interfaccia con le parti interessate rilevanti quali i propri dipendenti, i clienti, i fornitori e la comunità nel cui ambito l’impresa opera. Dare priorità alla responsabilità sociale e alle relazioni con le varie parti permette di gestire preventivamente i rischi operativi. Ad esempio, investimenti verso un ambiente di lavoro sicuro assicurano una minor incidenza di rischio turnover, assenteismo e infortuni oltre a maggior produttività e disponibilità del personale. Allo stesso modo, le organizzazioni che si impegnano in attività di supporto alla comunità hanno generalmente migliori relazioni con i clienti e i fornitori, incrementando brand loyalty e awareness. Il presente strumento permette alle organizzazioni di individuare e meglio comprendere quei principi e fattori capaci di migliorare anche la soddisfazione dell’ambiente di lavoro.
I fattori di governance si focalizzano sulla struttura e la gestione manageriale dell’organizzazione, includendo fattori quali: leadership, composizione del board, principi etici, gestione di fenomeni di corruzione, etc. Senza un impegno dall’alto, una comprensione del nuovo ruolo sociale dell’impresa e soprattutto una gestione aziendale coerente con le dinamiche odierne diventa assai difficile operare un cambiamento sostenibile.
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